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Vacanze col papà quando la mamma lavora

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Spesso le vacanze dei genitori non coincidono tra loro e allora ci si deve organizzare ugualmente. Sarà facile per il papà prendersi da solo questo impegno?

Le vacanze estive sono sacre per un bambino, poiché ha bisogno di svagarsi e rilassarsi dopo un lungo inverno trascorso sui libri di scuola o negli ambienti chiusi. Spesso il mal tempo gli ha impedito lo svolgimento di molte attività all’aperto, ma ora non è più tempo di restare in casa.

Il sole e l’aria aperta sono fattori importanti per il suo sviluppo sia fisico che emotivo.

Con le belle giornate ha la possibilità di uscire spesso dalle quattro mura domestiche e respirare un po’ d’aria pura al mare o in montagna.

Può accadere però che le vacanze dei genitori non coincidano tra loro, ma ci si deve organizzare ugualmente per rendere questo periodo di svago piacevole.

Come organizzare le vacanze col papà quando la mamma lavora?

Succede che la mamma debba lavorare nei giorni in cui il papà ha le agognate ferie o che in base al lavoro, mamma e papà abbiano turni diversi.

Papà allora come si deve organizzare?

Sicuramente occorre tanta inventiva per non far mai annoiare i bambini, ma non basta, perché bisogna sempre tenere conto della loro età che richiede delle attenzioni particolari.

Vacanze col papà – Come uscire di casa quando fa troppo caldo.

I bambini sono molto esigenti e quando sanno di essere in vacanza con il papà, sono tante le loro richieste. Non si accontentano mai e a volte desiderano cose impossibili. La prudenza non è mai abbastanza e tenendo in considerazione dell’età del bambino e anche delle sue abitudini, prima di decidere cosa fare, bisogna pensarci bene, ma soprattutto prima di uscire di casa con loro, portare tutto ciò che può servire.

Nei mesi di luglio e agosto, il caldo è davvero tanto e per evitare colpi di calore o arrossamenti cutanei, è bene portare con sè creme e bevande per evitare scottature e disidratazione.

Sia che si decida di andare al mare o in montagna, sarà meglio scegliere il mattino e restare fuori soltanto un paio d’ore. Lo stesso vale al tramonto, perché, anche se sembra che il sole sia meno aggressivo, comunque  i bambini ne risentono lo stesso. I colpi di calore sono in agguato e il bambino potrebbe accusare malessere come innalzamento della temperatura corporea e vomito.

Come vestire i bambini.

Al mare bisogna essere prudenti e sarà bene tenersi all’ombra e possibilmente, indossare una maglietta bianca e leggerissima.

L’abbigliamento deve essere fresco e meglio portare qualche cambio in più. Nel momento che i bambini appaiono sudati, meglio sostituire le maglie umide con altre pulite.

I bambini devono indossare abiti chiari e leggerissimi e prima dell’esposizione solare è meglio proteggerli con creme specifiche a a schermo totale. Dopo ogni immersione in acqua, spalmarli di nuovo di crema.

Vacanze col papà – Cosa mangiano i bambini d’estate.

Ogni volta che si decide di uscire di casa, assicurarsi di portare con sè sempre dell’acqua che non deve mai mancare. Qualora si decidesse di mangiare fuori, al mare o al parco, si devono consumare cibi semplici come della frutta fresca, delle insalate e anche dei sandwiches con del prosciutto cotto.

In piccoli contenitori si può preparare la frutta già a casa, tagliarla in piccoli pezzi e variare tra tutta quella che l’estate offre.

Lo stesso si può fare con la carne e la pasta. I piatti freddi sono colorati e invitanti, i bambini si divertono. All’insalata si può aggiungere anche la carne.

Sarebbe l’ideale portare sempre una piccola borsa termica per tenere gli alimenti al fresco.

Oltre all’acqua in abbondanza, per evitare problemi di disidratazione, si possono preparare in casa delle spremute di agrumi o dei frullati che possibilmente si devono tenere al fresco e consumare in poco tempo per evitare processi ossidativi.

Vacanze col papà – Mete da preferire per lo svago dei bambini

Non è facile la scelta della meta da raggiungere, poiché si deve evitare di mettersi in macchina per troppo tempo per raggiungere dei luoghi distanti da casa. I bambini si stancano facilmente e tenerli a bada diventerebbe complicato.

L’aria di mare fa bene, specie se i bambini soffrono di allergie o hanno spesso la bronchite d’inverno. Ottima meta è anche la campagna o la montagna, poiché le zone verdi aiutano a ricambiare l’aria inquinata della città.

Purtroppo, se si abita troppo lontano da questi luoghi ci si deve accontentare di restare in città.

In ogni città ci sono bambinopoli aperte anche durante le vacanze estive e le migliori sono quelle ben attrezzate con piscina o giochi con l’acqua che danno al bambino un ristoro anche nelle giornate caldissime.

Se si tratta di bambini un po’ più grandi, è meglio abituarli a lasciare a casa tablet e  telefonini. Le vacanze devono servire per guardarsi intorno e non per restare con gli occhi sempre puntati sugli schermi.

Per loro, è ideale trovare dei centri sportivi dove c’è l’imbarazzo della scelta delle attività da svolgere; in questo modo non ci sarà pericolo che si annoino o che inventino scuse per non volerci andare e rovinare così la vacanza.

Una’idea geniale che unisca il divertimento dei bambini, alla tranquillità dei grandi, sarebbe una struttura con attività per tutti. Oggi ovunque ve ne sono di ben organizzati e si dà la possibilità di lasciare i bambini in un’area protetta e mentre loro si divertono, in sicurezza, gli adulti possono familiarizzare.

Trascorrere le vacanze col papà è l’occasione per distaccarsi dalla mamma e per alcuni bambini è davvero un bene. Spesso, molti bambini non riescono a fare nulla senza l’amorevole presenza della mamma e sembra non vogliano crescere mai.

Il papà rende la loro vacanza speciale, perché li fa sentire grandi all’improvviso. Riescono a fare più cose di quanto si pensi e al rientro dalle vacanze, sembreranno più grandi ed indipendenti.

I bambini si divertono con il papà, perché lui sembra ritornare bambino e loro sentono di avere un complice con cui si può ridere e scherzare tutto il tempo.

 

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Carenze vitaminiche. Come prevenirle nei bambini

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Con una sana alimentazione il bambino cresce forte e con i giusti nutrienti che impediscano che possa avere delle carenze vitaminiche.

Il latte specifico per bambini piccoli contiene un apporto vitaminico che gli consente di crescere sani e senza carenze vitaminiche. Viene adattato alla loro età e pertanto è sufficiente al loro sviluppo fisico e cerebrale.

Molte mamme temono che il loro bambino cresca poco e con delle carenze vitaminiche. Per aiutarlo occorre alimentarlo regolarmente e se si notano cali di peso o rallentamento della crescita, si possono aggiungere nel latte delle vitamine o darle nell’acqua.

Sarà il pediatra a verificare la natura di queste carenze sottoponendo il bambino a delle analisi specifiche.

Durante l’allattamento, per evitare rallentamenti della crescita è bene ascoltare le richieste del bambino che sa quando ha fame e pertanto anche se è stancante per la madre, bisogna allattarlo a richiesta.

Stiamo parlando del latte materno che è fonte indispensabile per lo sviluppo fisico e cognitivo del bambino.

La natura sa come fare ed è errato che una madre abbia delle paure credendo che il proprio latte sia povero per suo figlio. Tutt’altro, perché è quello giusto per la sua fase di crescita e quando il bambino pare non voglia saziarsi si può decidere con il pediatra se è il caso di aggiungere il latte di proseguimento.

Sarebbe, però opportuno non sostituire del tutto il latte materno poiché rappresenta fonte di prevenzione di malattie e infezioni.

Molti bambini che nascono prematuri o che geneticamente cresceranno di più rispetto ai loro coetanei, hanno maggiore esigenze di latte. Per questo motivo sembra che non si sazino mai e piangono spesso per la fame.

Mai confrontare un bambino con un altro, perché diversi sono i genitori e se un bambino sta bene pur essendo minuto e magro, non significa che stia bene quello più alto e sviluppato.

Ecco perché a volte accade che un bambino abbia delle carenze vitaminiche. La madre non accetta che dopo che ha mangiato, debba piangere per la fame o durante la notte si svegli spesso rispetto a un coetaneo che dorme pacificamente.

Noi adulti non siamo tutti uguali: ci sono quelli alti un metro e ottanta e pesano 90 chili, e quelli che si fermano a un metro e cinquanta e pesano 50 chili.

Lo stesso vale per i bambini. Non dobbiamo decidere noi quante volte devono mangiare. E’ importante riconoscere le esigenze del proprio bambino e con il tempo una madre imparerà e così si dovrà adattare alle sue esigenze e non viceversa.

Le carenze nutrizionali più diffuse nei bambini piccoli sono quelle relative al ferro e alla vitamina D.

Quando il bambino, dopo i primi mesi di vita soffre di carenza vitaminica, si può passare al latte di crescita che è formulato con ferro e vitamine. Questo gli garantisce tutti i nutrienti che consentono al bambino di crescere sano e forte, anche se oltre al latte è poco propenso a mangiare le pappe.

Molti bambini si nutrono con il latte di proseguimento e hanno poco appetito. Rifiutano la carne e il pesce, e si mostrano apatici quando devono mangiare la frutta e la verdura. Ci vuole molta pazienza, ma nel frattempo il latte li sta aiutando a crescere e svilupparsi sani.

La carenza di vitamina D e ferro compare solitamente intorno al primo anno di vita del bambino.

Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Clinical Nutrition da un gruppo di ricercatori europei che hanno esaminato più di 300 bambini tra uno e tre anni.

Hanno diviso i bambini in due gruppi somministrando al primo gruppo il latte vaccino e al secondo gruppo il latte di crescita formulato con ferro e vitamina D.

Ebbene, i ricercatori hanno evidenziato come il latte di crescita fortificato, rispetto al latte vaccino, contribuisca a ridurre il rischio di carenza di ferro del 58% e quello di vitamina D del 78% tra i 12 e i 36 mesi di vita.

Oggi è difficile che un bambino soffra di carenze vitaminiche, tranne che abbia digiunato a lungo e viva in condizioni di degrado. Stiamo parlando dei paesi poveri dove il cibo è carente e la malnutrizione è un problema grave per tutti. In queste condizioni, i bambini non crescono perfettamente e difficilmente possono recuperare ciò che hanno perso.

Quanto sono importanti i primi 1.000 giorni di vita.

Marcello Giovannini, professore emerito di Pediatria dell’Università degli Studi di Milano e Fondatore della Società italiana di nutrizione pediatrica, spiega che ferro e vitamina D rientrano tra le carenze nutrizionali più diffuse tra i bambini europei sani e meritano la dovuta attenzione.

Incredibile a pensare una cosa del gente, considerando che siamo dei paesi evoluti dove vi è un grande dispendio giornaliero di cibo. Eppure è proprio così.

Quello che permette ai bambini di crescere sani è una dieta bilanciata e una moderata esposizione al sole che aiuta a compensare la carenza di vitamina D.

Questa vitamina è essenziale per lo sviluppo fisico del bambino. Rafforza lo scheletro e aiuta a proteggerlo durante l’anno quando a causa del clima è facile che possa contrarre infezioni di vario tipo.

Sia d’estate che d’inverno, è necessario fare delle passeggiate all’aria aperta ed esporsi ai raggi del sole anche per pochi minuti.

Molti bambini che facilmente si ammalano durante l’inverno, vengono tenuti in casa per proteggerli dal freddo, ma così facendo, la situazione non fa che peggiorare poiché non ricevono la giusta luce che li aiuti ad assorbire la vitamina D.

Basta coprirli bene quando fa freddo e ripararli con creme solari d’estate, perché i bambini hanno bisogno di luce, aria e vita all’aperto.

Per un apporto vitaminico, occorre proporre ogni giorno della frutta fresca di stagione, anche sotto forma di frullati, creme e succhi. Le verdure si possono inserire in hamburger o nelle salse, pur di farle mangiare, ma è bene che i bambini imparino a riconoscerle e quindi è bene darle da sgranocchiare.

 

 

 

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Abbigliamento scolastico. I bambini cosa devono indossare

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Per la scuola, i bambini hanno bisogno di un abbigliamento comodo, che permetta loro di potersela cavare da soli e  quindi lo possono togliere facilmente senza l’aiuto di un adulto. Soprattutto, deve permettere il movimento libero e la giusta traspirazione.

Con il rientro a scuola, si corre agli acquisti di magliette, jeans e scarpe, approfittando soprattutto degli sconti di fine stagione estiva.

I primi mesi di scuola, fa ancora caldo, quindi bisogna orientarsi su capi di abbigliamento leggerissimi, considerando anche che si è in tanti in una classe. Di conseguenza, i bambini si accaldano e sudano facilmente rischiando di prendersi un colpo d’aria.

I mali di stagione sono assai frequenti, in questo periodo, bisogna fare molta attenzione alla scelta dei tessuti e quanti strati far indossare al bambino.

Le mamme entrano in crisi perché sanno che i loro bambini a casa si fanno aiutare e perciò per la scuola non sanno bene quale sia la scelta migliore, sull’abbigliamento. Se vogliono andare sul sicuro, devono sicuramente tralasciare vestiti con lacci e abbottonature particolari. Lo stesso vale per le scarpe.

Abbigliamento semplice e pratico.

Bisogna optare per la praticità per evitare che il bambino, a scuola e soprattutto alla materna si possa trovare in difficoltà.

E’ necessario evitare vestiti di marca, perché a scuola ci si sporca dato le varie attività che si svolgono. Se i bambini devono fare una gita in una fattoria didattica toccheranno la terra, impasteranno il pane e mangeranno. I vestiti di cotone e specie le magliette bianche sono la scelta più indicata, poiché sono facili da smacchiare e da candeggiare.

In molte scuole si usa indossare il grembiule sui vestiti e per questo motivo, si devono scegliere maglie semplici senza cappuccio che non farebbero che far sentire il bambino goffo e scomodo.

Molti utilizzano la tuta per tutti i giorni o soltanto per l’attività di educazione motoria. Per evitare che il bambino possa accaldarsi troppo, specie il primo periodo che condurrà all’autunno, farà comodo la tuta in cotone che essendo fresca impedirà al bambino di sudare. In pieno inverno, invece, si passerà alla tuta felpata che lo riparerà dal freddo.

Sotto alla tuta, è indicata la maglietta di cotone a maniche corte per poi passare a quella con le maniche lunghe.

Per una maggiore igiene, è bene che il bambino abbia più di una tuta da cambiare settimanalmente e fuori dalla scuola, è preferibile, toglierla e indossare altri capi di abbigliamento.

Specie, per i più piccoli è consigliato mettere nello zaino dei cambi sia per la maglietta che per il pantalone. Sarà cura dell’insegnante verificare che il bambino non sia troppo sudato e in tal caso, la maglietta di cotone andrà sostituita.

Per quanto riguarda la scelta dei pantaloni in generale, è meglio scegliere quelli con l’elastico in vita, per aiutare il bambino ad andare velocemente in bagno senza il rischio di sporcarsi se non dovesse essere capace di abbassare i pantaloni.

Anche le scarpe devono essere scelte con cura e se il bambino non è ancora capace di allacciarle, è meglio optare per quelle con la chiusura a strappo. Inoltre devono essere comode e leggere, con effetto traspirante e con la possibilità di poter sostituire la suola interna per essere lavata spesso.

Evitare perciò lacci, fibbie, borchie e cerniere con cui il bambino potrebbe ferirsi e ferire gli altri.

Quale grembiule scegliere.

Molte scuole utilizzano il grembiule e in questo caso bisogna fare attenzione alle taglie. Considerando che con l’arrivo della stagione fredda, si indosseranno anche delle maglie più grosse, per maggiore comodità è meglio scegliere almeno due taglie in più. In nove mesi il bambino crescerà e si eviterà così di dover acquistare un nuovo grembiule in corso d’anno e  rischiare di non trovarne più.

E’ inoltre più comodo acquistare almeno due grembiuli in maniera di poterli sostituire nel corso della settimana quando si sporcano.

Quando fa freddo coprirli di meno.

Sembra un controsenso, invece non lo è perché generalmente le scuole attrezzatissime hanno i riscaldamenti accesi tutta la stagione invernale. Se i bambini fossero troppo vestiti, si accalderebbero troppo. La conseguenza è uscire dalla scuola e lo sbalzo di temperatura diventa la causa di malanni frequenti.

Pertanto, non bisogna esagerare e scegliere sempre maglie fresche di cotone ed eventualmente qualche altra maglie che all’occorrenza si può sfilare via.

La cosa importante è avere cura di portare cappelli, guanti e sciarpe di lana da conservare nello zaino, per essere indossati uscendo dalla scuola. Sono utili anche i cappotti o le impermeabili nelle giornate di pioggia. Le galoches sono utili quando c’è pioggia, ma appena giunti in classe è meglio toglierli per indossare scarpe asciutte e più comode.

Se si utilizzano gli ombrellini, meglio portarli via dopo aver accompagnato i figli a scuola, per evitare che i bambini ci possano giocare e utilizzarli contro i compagni ferendoli.

La praticità e la qualità dei capi sono i principi da prendere in considerazione per assicurare al bambino di vivere in libertà e in salute.

 

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Rientro a scuola. Come aiutare i bambini ad affrontare il rientro dalle vacanze

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I bambini sono dei piccoli adulti e anche loro si stressano. Per non risentire del rientro dalle vacanze, occorrono piccoli accorgimenti, in modo che il loro organismo si abitui alla vecchia routine.

Dal punto di vista psicologico può essere difficile ritornare alla sveglia mattutina. Se si è trascorso molto tempo al mare con il solo costume, rimettere jeans e maglietta per il rientro a scuola può diventare scioccante.

Come aiutare i bambini a far ritorno alla vecchia routine.

Circa un milione di bambini italiani viene colpito dalla cosiddetta Sindrome da Rientro. Si tratta di un insieme di sintomi diversi, come senso di stanchezza, agitazione, sudorazione eccessiva e ansia.

I bambini sembrano poco collaborativi e il risveglio al mattino diventa un incubo sia per loro che per la famiglia che deve correre al lavoro.

Purtroppo, le sospirate vacanze sono terminate e i ritmi lenti delle uscite a tarda mattina o la sveglia fino a notte fonda sono finiti.

Come impedire che questo momento si ripresenti puntualmente ogni hanno?

Ritornare a rinchiudersi fra le quattro mura di casa, fa venire la nostalgia dei luoghi visitati in vacanza. Si ripensa alle nuotate al mare, alle gite in montagna e al divertimento insieme agli amici.

La sindrome da rientro coinvolge tutti e i bambini non sono da meno. Diventano inappetenti, sembrano scontrosi e dormono poco.

Ci sono però i rimedi per evitare tutto ciò, perché ritornare alla routine quotidiana non deve essere un trauma.

Occorrono dei piccoli accorgimenti per fare in modo che già la prima settimana di “vita normale” non diventi un inferno, facendo dimenticare la lunga vacanza.

Quando si conosce la data del rientro a scuola o a lavoro per i genitori, evitare di rientrare dalle vacanze all’ultimo minuto. Diventerebbe difficile per tutti. I bambini non riescono velocemente a metabolizzare il cambiamento.

Per fare in modo che tutto diventi molto semplice e naturale, ritornare a casa almeno una settimana prima. Il bambino ha così la possibilità di svegliarsi al mattino con i suoi tempi. Si possono organizzare delle piacevoli uscite per gli acquisti per il materiale scolastico e qualche capo di abbigliamento.

Si possono organizzare dei pomeriggi al cinema con qualche amichetto o a mangiare la pizza. Le giornate di sole non sono ancora finite, quindi un’ora al mare più vicino non farà che bene a tutti.

La cosa importante è non rinchiudersi in casa e non annoiarsi perché tutto ciò mette il malumore e rende apatici.

Considerando le lunghe ore che si passeranno sui banchi di scuola, d’avanti la TV o ai videogiochi, evitare di restare in camera in compagnia della tecnologia, piuttosto andare a giocare all’aperto con la palla, i pattini, andare in bicicletta o organizzare una caccia al tesoro.

Non dimentichiamo che l’aria pura previene i malanni e i soggetti maggiormente allergici devono stare distanti dalle polveri di casa e dalle muffe.

Un ottimo metodo per accettare il rientro a casa, prevedendo le giornate di pioggia, il freddo e il fatto che fa buio più presto, è coinvolgere i bambini a disegnare o elencare su un foglio tutte le cose positive che li aspettano della stagione invernale. La raccolta delle castagne, le gite al lago, il Natale e le serate da trascorrere in famiglia. Non scordiamo anche il momento in cui si ritornerà in classe e si rivedranno i compagni di scuola e le maestre.

Questo è un ottimo rimedio che aiuta in bambini in maniera positiva a ritornare alla vecchia routine. Le feste non mancano d’inverno. Vi sono quelle locali del santo Patrono e poi i compleanni e le gite scolastiche.

Se d’estate i bambini hanno dato prova di essere amanti del nuoto, si può pensare di iscriverli a un corso di piscina anche d’inverno, piuttosto di quelle attività che fanno tutti, ma che in fondo non attirano molto i bambini.

Per vivere positivamente ogni momento dell’anno, bisogna essere attivi e trasmettere lo spirito d’iniziativa.

Con il rientro a scuola, specie all’inizio quando non ci sono molti compiti da svolgere, è importante trovare del tempo per coinvolgere i bambini in attività all’aperto. In questo modo si scaccia la noia e la malinconia ripensando tutti i momenti lieti trascorsi in vacanza.

Si possono fare progetti anche per le prossime vacanze, sia di quelle natalizie, anche se per pochi giorni e poi di quelle estive. Bisogna approfittare dell’entusiasmo che è rimasto nei bambini ed evitare che si spenga in poco tempo.

I bambini che hanno i compiti assegnati per le vacanze, non possono svolgerli tutti in una settimana. Avrebbero dovuto eseguirli nel corso dei mesi. E’ controproducente per la loro salute psichica, pertanto sarà meglio fare soltanto qualche piccola esercitazione di matematica e di grammatica.

Per la salute dei bambini, si deve poter fare ugualmente dell’attività all’aria aperta anche una volta ritornati alla solita routine, poiché sia il corpo che la mente necessitano di vivere senza stress e quanto più possibile nella natura.

L’alimentazione aiuta a rafforzare le difese immunitarie

Di solito ai cambi di stagione, l’organismo s’ indebolisce e si abbassano le difese immunitarie. Per evitare questo, è importante fare un’alimentazione ricca di vitamine e proteine. Si possono preparare merende invitanti fatte in casa con della frutta fresca. Per invogliare i bambini più inappetenti si possono escogitare delle strategie per invogliarli a mangiare di più.

Una bella corsa a ostacoli, della ginnastica, un’arrampicata e un tiro alla fune, bruciano molte energie e i bambini dopo una bella faticata hanno maggiore appetito. Lo stesso vale dopo una passeggiata in riva al mare.

I bambini hanno bisogno di molti nutrimenti per svilupparsi sani e forti, quindi fibre, sali minerali, vitamine, grassi e proteine. L’importante è che il cibo sia sano e cotto evitando i fritti.

In questo periodo in cui ci si sente stanchi, fin dal mattino sono ottime le spremute o i frullati.

Con questi semplici accorgimenti e facendo un pieno di nutrienti, i bambini conserveranno il buon umore e l’energie delle giornate trascorse in vacanza.

 

 

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Lettura. Come imparano a leggere i bambini

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Abituare i bambini alla lettura è importante per esercitare la mente ad aprirsi a tante esperienze diverse.

Con l’inizio della scuola, si aprono per il bambino mille opportunità di apprendimento. Anche la scuola materna è importante per il suo sviluppo cognitivo, sia perché stando assieme agli altri si favorisce la socializzazione e anche perché in classe, il programma didattico è ricco e contiene molte informazioni utili per ampliare le sue conoscenze. Le insegnanti svolgono ogni giorni tante attività stimolanti coinvolgendo i bambini seppur molto piccoli.

Potremmo dire che per loro inizia la vera vita sui banchi di scuola, perché proprio in questo ambiente i bambini prendono maggiore consapevolezza del mondo che li circonda.

Tra i primi insegnamenti che vengono fatti nella scuola primaria, c’è la lettura che sembra spaventare le mamme che devono seguire i loro figli in questa nuova esperienza. Occorre pazienza, calma e non bisogna perdere la testa quando spesso i bambini preferiscono andare a giocare.

Ci sono bambini che dopo un paio di mesi dall’inizio della scuola imparano a leggere, altri invece sono molto più lenti. In molti rari casi, ci sono bambini che anche dopo aver frequentato il primo anno di scuola elementare, hanno grosse difficoltà ad unire le lettere formando le sillabe.

Non bisogna avere fretta e non bisogna preoccuparsi troppo.

Anche a casa, i bambini hanno bisogno di essere stimolati con libriccini che raccontano storie fantastiche ricche di illustrazioni.

Solitamente, i bambini più bravi, che amano passare il tempo leggendo, sono quelli che hanno ricevuto il buon esempio. Per questo motivo, fin da piccoli bisogna sempre stimolarli, offrendo loro molte occasioni di lettura.

Non bisogna temere, perché si inizia da piccole frasi con sillabe e parole semplici per arrivare a frasi più articolate.

I bambini non imparano a leggere dall’oggi al domani e non c’è un’età vera e propria in cui iniziare. Non si chiamano bambini prodigio quelli che a soli 3 anni sanno leggere, ma gli sono state offerte molte più opportunità.

I bambini sono delle spugne e tendono a copiare ciò che i grandi fanno. Se i genitori hanno l’abitudine di sfogliare il quotidiano, di leggere le riviste o un buon libro nel tempo libero, i figli si abitueranno a leggere di più.

La lettura come un gioco

Il gioco per i bambini ha una grande importanza e oltre a divertirli, li coinvolge e li aiuta nell’apprendimento. Anche per la lettura può essere usato per avvicinare i bambini a una cosa nuova, senza drammi e con maggiore facilità. Colori, disegni, musica; tutto può essere utilizzarlo per aiutarli nella comprensione.

Quante volte, i bambini hanno impiegato tanto per addormentarsi?

Una favola, un racconto anche inventato sul momento, li ha tranquillizzati, ma allo stesso tempo li ha aiutati a fantasticare e arricchirsi di conoscenze. Con le illustrazioni, hanno ricevuto maggiori stimoli e hanno interagito maggiormente durante il racconto della storia. Questi sono i primi passi che aiutano il bambino ad avvicinarsi alla lettura.

Lo stesso avviene, quando con matite e pennarelli si decide di realizzare un disegno. Il bambino decide il soggetto da disegnare che potrà essere la casa, i componenti della famiglia o i nonni. Si potrà scrivere a fianco ciò che si sta disegnando. Il bambino assocerà le lettere alla parola e al disegno. Questi sono i primi passi che aiutano il bambino a leggere. Gli occhi sono come una macchina fotografica che catturano la parola e la immagazzinano.

La musica è una buona strategia per imparare a leggere. Solitamente i primi mesi di scuola, durante i quali il bambino ancora non sa leggere, vengono assegnate delle piccole poesie, che spesso non si sa come far imparare a memoria dal momento che il bambino non può leggerle.

Una poesia si può trasformare in canzoncina e grazie al ritmo si possono imparare le frasi e completare un’intero versetto.
Allo stesso modo si fa con la lettura. Si inizia con due lettere per formare una sillaba che va unita a una seconda e a una terza. Fino a comporre la parola.

E’ importante pronunciare bene le parole e capire così se il bambino ha dei difetti nella pronuncia, che si possono correggere con delle sedute di logopedia.

E’ un problema da non sottovalutare poiché se il bambino inizierà a leggere ripetendo gli stessi errori, trascinerà questi difetti nel tempo rischiando anche di non farsi capire dagli altri.

Con il consiglio del pediatra si potrà organizzare un incontro con lo specialista che solitamente fissa degli incontri di due o tre volte alla settimana e durano un paio di mesi, fino a quando il bambino impara a controllare la sua pronuncia.

Con l’inizio della prima elementare, quando il programma scolastico impone una mole di compiti che può stancare molto i bambini, è meglio fare delle brevi pause tra un compito e l’altro e per alleggerire il lavoro a scuola e a casa, farlo sembrare sempre come un piacevole gioco.

Per evitare che al momento della lettura il bambino è già stanco, si può iniziare con una breve lettura prima di fare merenda e dopo la pausa, svolgere i compiti scritti. E’ importante che i bambini non siano stressati perché i risultati non arriverebbero. Il bambino si mostrerebbe apatico e poco partecipe.

Esistono delle tecniche che funzionano e rendono l’insegnamento più agevole.

Stimolando la loro fantasia visiva puntando sulle immagini, i bambini memorizzano prima. Ogni lettera, ad esempio può diventare un personaggio con una propria vita. Ad esempio la O un grosso uomo che ha mangiato troppo e la e una bimba furbetta che fa l’occhiolino; la i un signorotto con il cappello e la S un serpente.

Scrivendo ogni lettera con un diverso pennarello colorato, gli stimoli aumentano e la bella storia si trasforma in frasi da dire.

Anche i bambini possono diventare delle lettere umane utilizzando un grande foglio di cartoncino su cui si possono distendere formando le lettere. E’ un gioco divertente che permette ai bambini di fare un gioco tutti insieme aiutandosi per formare le lettere più simili a quelle vere. Dopo che hanno imparato a riprodurre le lettere sul foglio si passa poi alla loro pronuncia.

Per memorizzare bene l’alfabeto occorre un esercizio quotidiano. Dopo che s’impara a sillabare, riuscire a comporre delle frasi sarà molto facile. Nel giro di 3/4 mesi il bambino impara a leggere prima lentamente e alla fine dell’anno scolastico in maniera più spedita.

 

 

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Disturbi del linguaggio nel bambino, ma come intervenire?

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Con la crescita migliorano sempre di più le capacità linguistiche del bambino. A volte, però, insorgono dei problemi come i disturbi del linguaggio che è necessario correggere con l’aiuto di un esperto.

Oggi sono molti i bambini che frequentano il logopedista, poiché la loro pediatra li ha indirizzati verso chi li può aiutare a migliorare il loro linguaggio. I disturbi del linguaggio si possono correggere, poiché solitamente dipendono soltanto da fattori di crescita.

Per capire se i disturbi del linguaggio dipendono da fattori neurologici, invece, si deve aspettare che il bambino compia i 3 anni.

Fino a questa data, molti bambini parlano a modo loro, fanno discorsi incomprensibili, mentre altri usano già un linguaggio fluido. Questa differenza, però, non deve destare alcuna preoccupazione, poiché ogni bambino ha i suoi tempi.

Dipende da molti fattori ambientali e anche dalla personalità del bambino e dalla sua indole, se parla precocemente o ritarda.

Come sempre va ricordato, che il bambino ha bisogno di essere stimolato e deve ricevere gli strumenti che lo mettano nelle condizioni di sviluppare il suo vocabolario e ampliare le sue conoscenze.

Dopo i tre anni, bisogna aspettarsi che il bambino dica le prime frasi, brevi e semplici, ma pronunciate correttamente. Soltanto adesso, si deve fare maggiore attenzione al suo linguaggio e se ci sono dei dubbi, gli specialisti possono aiutare a chiarirli. In questi casi intervengono il logopedista, il neurologo e anche lo psicologo.

I disturbi del linguaggio. La balbuzie.

Può dipendere da cambiamenti ambientali, dal ritorno al lavoro della mamma, da carenza affettiva dovuta alla nascita di un fratellino. Anche i bambini si stressano. Se si sottopone un bambino a troppe attività oltre la scuola, ad impegni troppo grandi per la sua giovane età, ecco che può iniziare ad avere dei disturbi del linguaggio.

Generalmente, quando un bambino inizia a parlare in maniera più articolata, si sofferma  sulla prima sillaba, ma ciò non è indicatore di disturbo neurologico. Lo fa circa il 35% dei bambini e nel giro di pochi mesi sparisce, basta che acquisiscano maggiore sicurezza in se stessi.

Proprio per questo motivo, non bisogna far notare troppo al bambino il suo difetto di linguaggio. Può rimanerci male e provare imbarazzo. Crescerebbe il suo nervosismo causato già dalle sue difficoltà e il problema si farebbe cronico.

Cause dei disturbi del linguaggio.

I denti

La causa dell’articolazione non corretta dei fonemi può dipendere da problemi legati alla dentatura. Ad esempio denti mancanti o cresciuti male, conformazione errata causata dal ciuccio o dal biberon usati più del necessario, o anche la cattiva abitudine di succhiarsi il pollice.

Con l’arrivo dell’età scolare, si devono correggere i difetti del linguaggio per evitare che si possano ripercuotere nella lettura e di conseguenza nella scrittura. Una parola pronunciata male induce a scriverla allo stesso modo.

Una visita dal dentista è d’obbligo, anche se dovrebbe essere comunque una sana abitudine. Anche il logopedista è molto utile e si consiglia di chiedere il suo aiuto fin dall’inizio della scuola elementare.

L’udito

Generalmente, si scopre fin dalla nascita se il neonato ha un udito perfetto o ha dei difetti. Nel caso ci siano dei problemi, questi incidono naturalmente nel linguaggio. Dipende, ovviamente dalla gravità di questi problemi e se il bambino non risponde quando la mamma lo chiama o non pronuncia correttamente la parola detta un attimo prima, è meglio sottoporlo a una visita otorinolaringoiatra. Nella maggior parte dei casi, può trattarsi di un tappo alle orecchie che va tolto o di catarro lasciato da una bronchite che si può curare con inalazioni di aerolol, aria di mare o di montagna e aria pulita lontano dai centri urbani.

Nel caso di un abbassamento di udito sarà lo specialista a decidere se occorrerà installare un apparecchio acustico o un impianto cocleare che aiuterà il bambino a recuperare il tempo perduto ed essere supportato dall’ausilio di educatori e logopedisti che lo aiuteranno a modulare meglio il linguaggio. Con questa soluzione, il bambino potrà vivere una vita normalissima al pari degli altri bambini. Potrà studiare e anche imparare le lingue.

Difficoltà nel linguaggio causato da mutismo selettivo

Questo problema non ha bisogno di uno specialista, nella maggior parte dei casi, perché le cause sono derivate dal contesto familiare in cui il bambino vive. Avverte uno stato di ansia quando deve comunicare con le persone che possono essere un genitore troppo severo, che si irrita facilmente e che incute paura al bambino. Si blocca, non riesce a modulare una frase e a esprimere un concetto.

Il problema può essere risolto cambiando atteggiamento nei suoi confronti e fare in modo che il bambino conduca una vita serena, adatta alla sua tenera età. Non subisca situazioni stressanti e soprattutto che le persone che lo circondano si mostrino calme e comprensive.

Il bambino ha bisogno di acquisire fiducia in se stesso e negli altri e perché questo avvenga, ha bisogno di persone che lo facciano sentire amato.

Per incoraggiarlo ad esprimersi di più, bisogna parlargli con calma e mostrarsi disponibili all’ascolto. Non bisogna mai costringerlo a parlare se lui non vuole.

Gli esperti consigliano di non avere mai troppa fretta, perché questa giocherebbe a suo sfavore. Bisogna essere sereni e ciò che il bambino non dice ora, lo dirà tra un mese.

In tutti i casi, il bambino va seguito e quando ci sono dei dubbi, bisogna ricorrere a una visita specialistica che non fa mai male.

Quando a 18 mesi non dice neanche una parola, se a 30 mesi non dice neanche una frase, è meglio parlarne con il pediatra.

Le cause dei disturbi del linguaggio del bambino, possono essere tante, ma se affrontate in tempo si possono risolvere.

Per ricapitolare, ecco come intervenire per aiutare il bambino.

  • Recarsi spesso dal dentista per correggere dei problemi dentali e se occorre mettere un apparecchio quando esistono problemi più gravi come una malformazione al palato.
  • Comunicare al pediatra le proprie perplessità.
  • Fare immediatamente un test uditivo.
  • Seguire con costanza gli incontri dal logopedista.
  • Fare gli esercisti a casa come richiede il logopedista.
  • Assicurare il più possibile, un ambiente sereno al bambino e quando richiesto farsi aiutare dallo psicologo.
  • Nel caso di bambini molto timidi, farli socializzare con i coetanei e iscriverli alla scuola materna.

Per aiutare i bambini ad esprimersi correttamente, i genitori per primi, devono utilizzare un linguaggio fluido e possibilmente parlare la lingua che i propri figli utilizzeranno a scuola.

I disagi psicologici vissuti dai bambini a causa delle loro difficoltà del linguaggio possono essere anche molto grandi.

Aiutarli è importante in questo momento delicato della loro vita. Per fargli vivere la loro situazione con leggerezza, non bisogna mai parlarne come se fosse una malattia. Fin da piccini i bambini devono essere abituati a leggere e incuriosirsi con i libri adatti alla loro età. In questo modo vengono stimolati a parlare di più e abbattere le loro insicurezze.

 

 

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Perché ai bambini non piacciono le verdure?

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Perché ai bambini non piacciono le verdure? Molte mamme non comprendono come mai i loro bambini sono così schizzinosi, ma forse non ricordano che anche loro a suo tempo odiavano i broccoli, i cavolfiori e le verdure in genere.

Fin da piccini, i bambini devono fare i conti con le verdure e fin dallo svezzamento, nei loro piatti primeggia il verde. Le pappe sono verdi, il brodo è verde e le verdure sono verdi.

Questo è un problema di cui si è più volte discusso per cercare di capire, e aiutare quindi le mamme che cercano di arricchire la dieta del loro bambino di tutti i nutrienti. Propongono piatti appetitosi, ma contenenti spinaci, cavolfiori, broccoli, piselli, zucchine e altro ancora.

Sappiamo quanto le verdure facciamo bene alla salute e per il suo sviluppo, il bambino ne ha particolarmente bisogno.

Gli esperti, medici e nutrizionisti hanno cercato di individuare le cause che determinano questo rifiuto. Sul web ci sono video esilaranti dove i bambini sono protagonisti di scene dell’orrore alla vista del broccolo.

Molte volte i genitori si rivolgono al medico quando notano che il loro bambino mangia poco o si limita al consumo di solo latte o pasta in bianco. La loro è una lecita preoccupazione poiché, con il tempo, il bambino potrebbe avere delle carenze vitaminiche.

Il nutrizionista può dare degli utili consigli per come invitare i bambini a mangiare anche le verdure.

La dottoressa Arianna Rossoni,  esperta in nutrizione, ha affrontato l’argomento, evidenziando il fatto che tra i bambini e le verdure c’è una sorta di amore odio. Per quanto molte mamme ci mettano tutta la buona volontà i risultati sono vani.

Le verdure vengono frullate, aggiunte al pomodoro per rallegrare il piatto. Impastate al pan grattato e alle uova, vengono trasformate in polpette o in sformati. Nonostante tutte le magie, raramente si ottengono buoni risultati.

Molti bambini sono disgustati e tendono a vomitare quando le mangiano e nemmeno il gioco riesce a tranquillizzarli.

Perché c’è una sorta di repulsione per questo alimento così importante alla salute?

Secondo gli esperti, i motivi alla base del rifiuto verso le verdure da parte dei nostri bambini potrebbero essere ben più radicate di quello che potremmo pensare, e non si tratterebbe di semplici capricci.

Esiste uno studio scientifico che tenta di dare delle motivazioni sul perché molti bambini hanno un netto rifiuto verso le verdure? Lo credevamo possibile? Non è solo un vezzo dei nostri bambini che preferiscono altro?

Solitamente, le mamme hanno creduto che i bambini sono capricciosi perché sanno che se non mangiano la pasta con i broccoli, dopo gli verrà dato il frullato di frutta che loro amano tanto o un bel bicchiere di latte. La mamma si sa, tiene alla salute dei loro bambini, quindi mai e poi mai li lascerebbe digiuni.

Lo studio condotto presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Yale, pubblicato poi su Cognition, giornale di approfondimento specialistico, ha approfondito il problema verdure.

Si parla di cause ancestrali.

Gli scienziati spiegano che da sempre il mondo vegetale ha rappresentato per l’uomo una fonte utile alla vita quotidiana. E’ stato sfruttato il legno degli alberi per la costruzione di oggetti e di case e il cotone per realizzare capi di abbigliamento. Tuttavia, la natura porta ad auto proteggersi per la lotta alla sopravvivenza. Le piante hanno sistemi fisici e chimici contro gli erbivori ed è per questo che possono contenere veleni.

Diversi studi spiegano che per questo motivo, sia gli uomini che gli animali hanno sviluppato delle strategie di difesa da questi veleni e dalle tossine del mondo vegetale.

L’uomo, perciò, per evitare di potersi avvelenare ha un organismo che da solo riesce ad eliminare i veleni con il vomito, la dissenteria oppure attivando il sistema immunitario.

Prima di arrivare a questa estrema difesa, si adottano quelle che gli esperti definiscono cautele ancestrali verso il mondo vegetale. Basti pensare l’innata prudenza per i sapori amari, dal momento che la maggior parte dei veleni naturali ha un sapore amaro.

Un’altra forma di cautela è data dall’atteggiamento di diffidenza nei confronti di una pianta, di un frutto e di conseguenza a del cibo che non di conosce.

Atteggiamento che noi ritroviamo particolarmente evidenziato nei bambini che seppur non conoscendo un cibo e di conseguenza il sapore, decidono a priori di non assaggiarlo.

Quante volte ci hanno detto da bambini di assaggiare prima di decidere se quel cibo ci piacesse o no. Eppure, soltanto il suo aspetto ci ha indotti ad affermare che non ci piacesse e quindi a respingerlo.

Lo studio effettuato a Yale ha esaminato il comportamento di una cinquantina di neonati dagli 8 ai 18 mesi.

Sono stati messi di fronte a tre gruppi di piante. Il primo gruppo riguardava la pianta di basilico e quella di prezzemolo. Il secondo era rappresentato da due piante artificiali, ma molto verosimili e infine delle piante giocattolo.

Ebbene, i genitori dei bambini sono stati istruiti affinché indirizzassero l’attenzione dei loro figli, in egual misura sui tre gruppi di piante, invitandoli a toccarle e maneggiarle.

Nonostante, venissero incitati, i bambini guardavano con diffidenza le piante vere, invece familiarizzavano volentieri con quelle giocattolo e con quelle verosimili.

Da questo esperimento appare chiaro che il risultato va a rinforzare la teoria che afferma che i bambini rifiutano le verdure in risposta ad una prudenza atavica, che va a confermare che ciò che non si conosce potrebbe essere velenoso.

Quale bambino non è stato schizzinoso d piccolo? Questo atteggiamento è dato dalla paura del nuovo, detto in termine medico, neofobia.

E’ un comportamento innato, quindi istintivo, che non può essere controllato, ma nonostante ciò si possono prendere delle precauzioni per ridurlo.

Come migliorare l’avversione dei bambini verso i cibi che non conoscono e in particolare per le verdure.

  • Primo fra tutti, è importante il comportamento dei genitori. E’ negativo forzare i bambini a mangiare ciò per cui sentono un’avversione innata. Sentendosi costretti avrebbero una reazione contraria. Più che obbedire, il bambino tende ad imitare e se i genitori hanno la buona abitudine di mangiare ogni giorno le verdure, finirà per mangiarle anche lui. Perciò non funziona mettergli le verdure nel piatto e fare l’aeroplanino o raccontargli tante  storie o addirittura piazzarlo d’avanti ai cartoni animati per distrarlo.
  • Fin dallo svezzamento, si deve fare un lavoro graduale, introducendo nel pranzo giornaliero una o l’altra verdura e per rendere il piatto più appetitoso, basterà aggiungere un filo d’olio extravergine d’oliva, un cucchiaino di parmigiano reggiano o un formaggio cremoso.
  • Il nutrizionista suggerisce di fare almeno sei tentativi, facendo vari abbinamenti e cotture diverse prima di stabilire che al bambino non piacciono le verdure.

Assieme a una verdura di colore verde si può sempre aggiungere la carota che ne addolcisce il sapore. Quando sarà il momento di introdurre il pomodoro, questo sarà molto di aiuto sia nel sapore che nell’aspetto del piatto.

Le creme sono molto buone e se alle zucchine, si aggiungono patate e cipolle, si otterrà un piatto che loro ameranno molto.

Non bisogna arrendersi a priori, decidendo che vostro figlio non ama le verdure e per questo eliminarle dalla sua dieta quotidiana.

  • Quando i bambini sono più grandicelli, dare loro la libertà di decidere in piena autonomia, li aiuterà ad avvicinarsi ai nuovi sapori. Sarebbe opportuno che loro stessi decidano le quantità da mettere nel piatto. Proponendo diverse pietanze, si permetterà al bambino di scegliere quelle che gradisce di più. In questo modo, oltre a formare i propri gusti, il bambino impara ad autoregolarsi.

Quali altri motivi potrebbero essere la causa del rifiuto delle verdure?

Le cause per le quali queste benedette verdure sono così tanto odiate potrebbero essere anche molto semplici.

Potrebbe trattarsi di cause digestive, in quanto in un bambino piccolo, non avendo l’intestino del tutto sviluppato, la fibra potrebbe causare crampi allo stomaco, gas e quindi dolori addominali.

Pensiamo durante l’allattamento al seno, quando la mamma mangia le verdure, il neonato soffre di colichette.

Per facilitare la digestione e quindi distruggere le fibre, bisogna passare la verdura al passa verdure. In questo modo risulta leggera e facilmente digeribile. Frullandola non si ottengono gli stessi risultati, poiché le fibre non verrebbero eliminate. Per aiutare l’intestino del bambino a non irritarsi si può optare per verdure povere di fibre e meno amare come le carote, le zucchine, la lattuga, la valeriana, i piselli e la zucca.

Un’altra teoria interessante potrebbe riguardare lo scarso apporto nutrizionale di questo alimento. Il bambino mangiandolo non ne trae beneficio e quindi tende a preferire altri piatti più ricchi come quelli zuccherini.

Proprio per questo motivo, al fine di indurre i bambini a mangiare e riuscire a raggiungere l‘apporto calorico sufficiente al loro sviluppo, si possono realizzare dei piatti dove si uniscono le verdure alla frutta. La mela è un frutto che si abbina bene; cotta a una vellutata di verdure miste e cruda a un’insalata.

I genitori devono avere tanta pazienza con i bambini che non amano mangiare le verdure e proporre a rotazione tante verdure diverse. Per incuriosirli e stimolarli, bisogna permettere loro di toccarli e sentirne la consistenza.

Per essere coinvolti maggiormente, i bambini devono poter fare la spesa dal fruttivendolo o al supermercato per conoscere più da vicino le diverse varietà di verdura.

Se in casa c’è un giardino o un balcone, possono coltivare le verdure direttamente loro, seguendo il processo di crescita della pianta e per loro sarà un’esperienza straordinaria.

I bambini più grandi si possono invitare in cucina per la preparazione dei piatti e la loro curiosità li invoglierà ad assaggiare e poter decidere cosa aggiungere al piatto.

Se il sapore delle verdure cotte è proprio disgustoso, si possono aggiungere cibi croccanti come le mandorle tostate, le noci e il pane abbrustolito.

 

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L’importanza della colazione per i bambini in età scolare

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L’importanza della colazione per i bambini in età scolare è data dalla necessità di essere al meglio fin dal mattino, per affrontare tutti gli impegni della giornata tra scuola e attività sportive.

Non solo per questo, poiché il bambino, in questa delicata fase della sua vita deve ricevere tutti i nutrienti per crescere in salute.

Tutte le mattine prima di andare a scuola, i bambini devono fare una colazione ricca di tutti i nutrienti utili per il loro sviluppo fisico e cerebrale.

Spesso, per la fretta o perché il bambino non riesce a mangiare, la colazione viene trascurata e si prende la cattiva abitudine di eliminarla come pasto principale.

La colazione è il pasto più importante, sia per i grandi che per i bambini. Rappresenta il carburante che aiuta l’organismo ad affrontare gli impegni della giornata.

Con la scuola, i bambini hanno bisogno di essere attivi, poiché già fin dalle 8,30 del mattino devono affrontare il compito in classe e le interrogazioni. Nell’arco della giornata, il corpo deve poter assumere la giusta quantità calorica che gli consente di poter affrontare tutti gli impegni.

La prima colazione, assieme agli altri pasti principali che seguono e la merenda a metà mattina e nel pomeriggio, devono poter raggiungere una quantità di calorie utili per l’accrescimento sano del bambino che gli deve permettere di non incorrere in carenze nutrizionali.

Nella dieta dei bambini non devono mancare le vitamine, le proteine e i sali minerali, i grassi e i carboidrati in percentuali corrette, da assumere a tutti i pasti che iniziano con una buona colazione.

I bambini sono in crescita e più degli adulti necessitano del giusto apporto di nutrienti.

Oltre ad avere bisogno delle energie utili per affrontare lo studio e lo sport, il loro corpo è in continua trasformazione e l’alimentazione sana deve aiutarli a crescere forti e sani.

L’alimentazione deve iniziare fin dal mattino e per questo motivo, bisogna trasmettere ai bambini questa sana abitudine.

Cosa devono mangiare a colazione i bambini

Il latte è un alimento completo che consente al bambino di ricevere il giusto apporto nutrizionale. Si possono aggiungere cereali, biscotti e arricchirlo con orzo o cacao.

Il latte è fondamentale per lo sviluppo del bambino, grazie alla quantità di calcio che viene accumulato nelle ossa. Berne poco o eliminarlo del tutto dalla dieta giornaliera potrebbe causare seri problemi sulla salute futura. Per i bambini piccoli sarebbe bene scegliere un genere di latte arricchito di vitamina D e calcio per garantire uno sviluppo scheletrico forte e sano.

Molto spesso, però, il latte non è tollerato dai bambini che all’improvviso decidono di non berlo più e qua inizia la necessità di doverlo sostituire con altrettanti alimenti ricchi e completi.

Lo afferma anche la ricerca che un bambino abituato a fare una prima colazione nutriente ha un migliore rendimento dal punto di vista intellettivo, una maggiore concentrazione e una memoria più sviluppata. A scuola ha una maggiore capacità di apprendimento e nello svolgimento di uno sport più forza fisica ed energia.

Per questi motivi, nonostante il latte manchi a colazione, non si può andare a scuola a digiuno e pertanto si devono trovare delle soluzioni che consentano ugualmente di poter assumere la giusta dose di nutrienti.

Per iniziare con il piede giusto, l’organismo necessita di grassi, fibre, minerali, cereali non raffinati, carboidrati complessi, proteine e vitamine.

In una buona colazione si può inserire del pane integrale con della frutta di stagione, yogurt, un formaggio spalmabile, dei biscotti leggeri e cereali integrali. Si possono spalmare delle fette di pane con della confettura di frutta fatta in casa, proporre una fetta di crostata o un dolce preparato artigianalmente e arricchito con latte o yogurt.

Se non si ha tempo per proporre ai bambini una colazione fatta in casa, si può optare per prodotti da forno da acquistare da coloro che assicurano la qualità degli ingredienti.

Si possono acquistare le merende preconfezionate?

Per quanto possibile, si deve evitare di prendere questa cattiva abitudine, ma se non se ne può fare proprio a meno, per lo meno, si devono leggere gli ingredienti al momento dell’acquisto, ed evitare prodotti contenenti coloranti e sostanze dannose alla salute del bambino. Solitamente, questo tipo di merendine sono arricchite additivi alimentari, grassi e zuccheri raffinati che con il tempo possono causare problemi di sovrappeso e livelli alti di zuccheri nel sangue.

Come convincere i bambini a fare colazione?

Spesso i bambini in crescita detestano il latte e allora lo si può arricchire con del cacao o dell’orzo, oppure preparare una ricca macedonia di frutta, aggiungendo del latte che in questo modo si colorerà.

Per rendere il momento della colazione più invitante di deve mettere a tavola una bella tovaglia colorata, dei fiori e cibi che profumano di buono.

La monotonia è dannosa e rende svogliati. Così è meglio proporre ogni giorno una colazione varia, ma leggera che abbia alimenti che al bambino piacciono come il cioccolato.

Per poter avere una colazione pronta al mattina, considerando che si va sempre di fretta, si può approfittare per preparare dei biscotti o un dolce fatto in casa nel fine settimana e conservare bene tutto, ben coperto, per evitare che si indurisca.

Per essere certi di proporre al bambino alimenti sani, si può usare la farina integrale al posto di quella raffinata e così anche lo zucchero di canna, invece, che quello bianco. Al posto del burro, preferire l’olio.

Nel fine settimana, i bambini si possono coinvolgere nella preparazione di un dolce fatto in casa, come dei muffin da conservare singolarmente in buste per alimenti e consumare a colazione. Può essere un modo per convincere i bambini a fare colazione tutte le mattine. Si può variare aggiungendo ai dolci, frutta, yogurt, scaglie di cioccolato e crema. Così ogni volta si fa una colazione diversa.

Le conseguenze di una colazione scarsa o assente.

La colazione è importante perché aiuta i bambini ad essere attivi fin dalle prime ore del mattino e come prova la scienza, si nota quando un bambino entra in classe a digiuno.

E’ ancora assonnato, apatico, poco concentrato nello svolgimento dei compiti. Appare distratto e stanco. Con il passare delle ore, la situazione peggiora e non è la soluzione mangiare di più a pranzo. Ciò che si è perduto non si può più recuperare nell’arco della giornata.

Molti bambini possono soffrire di frequenti mal di testa e spesso non se ne conoscono le cause. Anche la vista ne può risentire e hanno difficoltà nell’apprendimento e a memorizzare.

A lungo andare i bambini possono soffrire di carenze vitaminiche che incidono sul loro sviluppo sia fisico che cerebrale.

Seguendo un’alimentazione bilanciata si previene anche sovrappeso e obesità. Sono problemi diffusi di cui i bambini ne possono essere affetti anche in tenera età. Questo accade poiché non seguendo un’alimentazione bilanciata, sentono l’esigenza di mangiare caramelle, snack e dolci ipercalorici, con delle conseguenze disastrose per i pasti che seguono. Non hanno appetito e rifiutano anche di sedersi a tavola.  Si innesca così un circolo vizioso pericoloso per la loro salute.

Per tutti questi motivi, la colazione rappresenta il punto di partenza da cui iniziare per essere in grado di adempiere a tutti gli impegni quotidiani e per assicurarsi una vita futura in salute.

 

 

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La qualità e la quantità giusta da proporre al bambino ad ogni pasto

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L’alimentazione è molto importante per una sana crescita del bambino, ma spesso ci si domanda quale sia la porzione giusta e a chi rivolgersi per assicurarsi la qualità degli ingredienti da utilizzare.

Prima di capire qual è la porzione giusta per ogni piatto da proporre ai bambini, è importante scegliere per loro ingredienti di prima qualità, possibilmente a chilometro zero.

Deve trattarsi di alimenti poco lavorati e quindi non raffinati, in modo che non hanno subito dei processi di lavorazione nei quali sono state aggiunte sostanze che possono nuocere alla  salute.

Si consigliano prodotti semplici, preparati artigianalmente o direttamente in casa e che devono essere privi di coloranti e conservanti e additivi chimici.

E’ consigliabile preferire ingredienti italiani.

Si garantisce così la loro provenienza, la freschezza, dato che non hanno fatto un lungo viaggio. Non essendo stati importati, infatti, non hanno subito nessun genere di trattamento per la lunga conservazione.

Sarebbe l’ideale conoscere direttamente il produttore. Una persona di fiducia che alleva animali da terra, come le galline e quindi avere ogni giorno uova fresche e carne di animali cresciuti naturalmente, come il tacchino e il coniglio. Lo stesso vale per la frutta e la verdura fresca di stagione.

Oggi molte famiglie hanno capito che per evitare di ammalarsi, devono produrre da sé i beni di prima necessità.

Il pane, il formaggio, allevare piccoli animali per la carne. Realizzare un piccolo orto anche a casa e produrre così le verdure da utilizzare quotidianamente.

Quanto cibo e come regolarsi?

Quando il bambino inizia a mangiare come i grandi, è bene prestare molta attenzione alla sua alimentazione. Avere cura della qualità è indispensabile e bisogna assicurarsi che tutti gli ingredienti utilizzati per la preparazione dei suoi pasti siano controllati.

Bisogna fare molta attenzione al momento della spesa e leggere sempre le etichette che oltre ad indicare la data di scadenza, elencano gli ingredienti utilizzati e tra questi possono esserci quelli ai quali il bambino potrebbe essere intollerante.

Oggi molti bambini sono sovrappeso e altri molto gracili. Forse si sta sbagliando qualcosa nella loro dieta, ma allora, nel dubbio, perché non chiedere il parere a un nutrizionista?

Quanto bambini a tavola pare che non si sazino mai, altri, invece, bisogna forzarli per finire tutto ciò che c’è nel piatto.

Il nutrizionista ci può consigliare meglio.

Raccomanda che ogni piatto che vuole rispettare una dieta sana ed equilibrata dovrebbe essere composto:

  • per una metà da verdure e frutta;
  • per un quarto da cereali integrali come pane, pasta di grano intero, farro e orzo;
  • per un quarto dovrebbe contenere proteine come il pesce, il pollo, i fagioli, i formaggi, le noci e le uova.
  • L’olio non ci deve spaventare e nell’insalata bisogna sempre metterne almeno un cucchiaino. Contiene grassi sani che aiutano lo sviluppo del bambino.
  • L’acqua deve essere proposta spesso anche se il bambino tende a non domandarla.

Come regolarsi con le porzioni.

Non tutti i bambini sono uguali, pertanto, non tutti mangiano allo stesso modo. A seconda della corporatura c’è chi ha più esigenze nutrizionali e chi meno, pertanto non c’è da meravigliarsi se c’è chi mangia tanto e chi molto poco.

Mai confrontare bambini diversi. Il nutrizionista spiega come regolarsi. In genere, le porzioni per bambini dovrebbero corrispondere a circa i 2/3 delle porzione di un adulto. Nel preparare il pranzo, non mettere mai molto cibo nel piatto, ma è meglio iniziare con piccole quantità e man mano aggiungerne ancora un po’. Il bambino mentre sta mangiando si rende conto se ha ancora fame o se decide che bisogna fermarsi.

La sua capacità di autoregolarsi lo aiuta a capire la quantità da assumere, quindi è lui stesso che decide. In questo modo la mamma non deve preoccuparsi di niente.

Ecco le quantità di alimenti da proporre.

  • Nel caso della frutta, durante il pomeriggio si può proporre al bambino una merenda sana e leggera come la frutta. Scegliere sempre quella fresca e di stagione e abituare al consumo anche della buccia ricca di vitamine più della polpa. Mezza tazza è la quantità giusta e la si può tagliare in piccoli pezzi. Si può decidere anche di aggiungere qualche cucchiaio di latte e del succo di frutta schiacciato precedentemente.
  • I bambini che amano la frutta secca, ne devono consumare un quarto della tazza. La frutta secca è ricca di nutrienti e i bambini in crescita hanno bisogno di assumerne per il loro sviluppo fisico e cerebrale.
  • I cereali integrali, specie al mattino fanno parte della colazione assieme al latte ai cui si aggiunge del cacao o dell’orzo. La giusta quantità di cereali è 1 tazza. La stessa quantità si può proporre anche la sera prima di andare a letto, se i bambini hanno l’abitudine di bere il latte.
  • A pranzo, la pasta o anche il riso, devono essere integrali e ne basterà una tazza. E’ preferibile condire questi carboidrati con del pomodoro fresco, delle verdure, del brodo di pesce o un brodo vegetale preparato in casa con verdure di stagione.
  • Le proteine sono necessarie per lo sviluppo sano dei bambini, ma non bisogna eccederne e ne basteranno 85 grammi tra carne bianca di pollo e di pesce, oppure 1 uovo, ma anche proteine vegetali come i legumi cotti per i quali la porzione giusta è mezza tazza.
  • Per quanto riguarda il latte e i suoi derivati, a colazione, i bambini devono assumere una tazza di latte o uno yogurt magro a cui possono aggiungere della frutta fresca o secca. Nel caso in cui non assumono il latte, si può sostituire con la stessa quantità di spremuta di frutta preparata al momento. Il formaggio, fa bene, ma se ne deve proporre appena quanto una fetta biscottata.

 

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Come cucinare le uova ai bambini per fargliele apprezzare

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I bambini, hanno bisogno di seguire una dieta equilibrata e variegata: ogni alimento, ricco di proteine, vitamine, Sali minerali e sostanze nutritive, favorisce lo sviluppo e la crescita, rafforzando il sistema immunitario. La forma fisica, la crescita e lo sviluppo, sono variabili che dipendono per gran parte da una buona alimentazione. I bambini però, sono attratti sono da alcune tipologie di cibo, e spesso tendono a rifiutare quegli alimenti con odori forti e particolarmente speziati, o dalla consistenza troppo molle o troppo dura. Le uova, sono tra i pasti meno apprezzati dai bambini: ecco alcune tecniche e alcune alternative per prepararle e farle amare dai bambini.

Che siano sode, in padella, fritte, le uova vanno guarnite e accompagnate da altri alimenti per farle apprezzare dai bambini. Sono un alimento particolarmente utile per la crescita, infatti, contengono vitamine e proteine. Hanno un valore energetico notevole e possono da sole, essere considerate come un pasto completo. Uno degli escamotage vincenti, è quello di camuffare il sapore delle uova con altre pietanze: preparare un’omelette, significa riuscire a camuffare l’odore e la consistenza dell’uovo, con formaggio e prosciutto cotto; i bambini apprezzano molto alcune qualità di formaggio per il sapore dolciastro ed inoltre, nella maggior parte dei casi, sono abituati a mangiare il prosciutto, per cui, tenderanno a mangiare con piacere anche le uova.

Oltre che con il formaggio e prosciutto, le uova, possono essere mangiate anche sotto forma di frittata ripiena: con le verdure, zucchine, o cipolla, tanto formaggio ed un cuore di mozzarella per smorzare il sapore e rendere il piatto molto invitante.
Per far apprezzare le uova ai bambini, si può anche decidere di creare dei piatti fantasiosi, che attirino in primis visivamente i bambini; per far questo, si consiglia l’utilizzo di verdure e ortaggi: foglie di insalata, piselli, fagiolini, alcune fette di pane, zucchine, e fette di formaggio per creare delle formine.

Contornare il piatto con le patate, che sono tanto amate dai bambini, tagliandole a rondelle e preparandole al forno, è un’ottima soluzione per accompagnarle alle uova, in particolare sode o ad occhi di bue. E ancora polpette, melenzane, qualche fritto, e tante verdure preparate in modo speciale, anche accostando i colori, oltre che i sapori: zucca e carote, spinaci e fagiolini, sono solo alcuni degli esempi di accostamenti di vari piatti che si possono preparare per far apprezzare le uova ai bambini.

Trucco classico, ma infallibile per far mangiare le uova ai bambini è quello di raccontare delle storie e di abituarli pian piano, con la tecnica del racconto, a mangiare senza prestare troppa attenzione al piatto.

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Cinque idee per una festa di compleanno a tema

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Una festa di compleanno per bambini, è il ricordo di un momento importante della vita, un momento che apparterrà ai ricordi, che nel presente si vanno a costruire. Per festeggiare, vi sono diverse opzioni possibili. Scelta intramontabile è la festa di compleanno intima, dove lo spazio è quello della propria casa, del proprio giardino, della propria camera; pop-corn e panini con la cioccolata, merende di ogni tipo, o la cena a base di pizza, sono l’ideale per una festa di compleanno, che finirà con la torta con le candeline. Per chi ama la semplicità, l’intimità e la genuinità, questo tipo di scelta andrà benissimo. Sempre più in voga però, sono le feste a tema, dove si sceglie un minimo comune denominatore, tra il cibo, i festoni, le decorazioni, i colori e la torta.

Oggi i baby party sono a tema: la mission delle feste di compleanno è divertire e rendere felice il festeggiato/a. Per fare questo, sottolineano le esperte, si possono scegliere spazi diversi, che incontrano i desideri di molti. Il festeggiato deve sentirsi il centro di tutto, almeno per quel giorno, per cui la scelta della location, del gusto della torta, dei giochi, delle attività e del cibo, variano a seconda delle preferenze del protagonista.

Per chi ama il mare, e festeggia il compleanno in un periodo estivo, la location potrebbe essere una spiaggia, al tramonto, con un gruppo di animazione che organizza giochi acquatici, gare di castelli di sabbia, e il tema del cibo, potrebbe essere tendenzialmente a base di panini e frutta fresca, gelato, granita e torta. Anche il tema, potrebbe essere marino, con pesci, di pasta di zucchero, stelle marine, conchiglie.

Anche la fattoria è una location gettonata, dove gli animali, una breve cavalcata, un pranzo o una cena semplice e genuina, il prato, la natura, lo spazio aperto, favoriscono il divertimento e stimolano la creatività nel gioco.
Molto in voga, sono le biblioteche e i musei, che concedono un’ala della struttura, per festeggiare i compleanni a tema dei bambini. Spesso si decide di avere una guida, che spieghi i bambini la storia, l’arte e tutto ciò che possa aggiungersi al bagaglio culturale.

Anche le ludoteche sono estremamente quotate, e possono trasformarsi in luoghi incantati, dove pupazzi giganti, quadri ed immagini, aiutano i bambini a tuffarsi in un mondo nuovo ricco di magia per festeggiare il loro compleanno. Le feste a tema, sono la rivoluzione di questo tempo, sono singolari, originali e soprattutto divertenti.

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Giochi montessoriani in commercio: solo una moda?

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Il metodo montessoriano, è un metodo educativo perfettamente strutturato su solidi principi, dove il bambino è la guida per l’adulto nello stesso processo educativo. La differenza sostanziale tra questo e gli altri metodi, è che il montessoriano, struttura il processo educativo in relazione all’etimologia della parola stessa: educare significa tirare fuori, per cui lo scopo di questo metodo è quello di scoprire, svelare e mostrare qualcosa che esiste già, ed è nel bambino, visto come il potenziale del futuro. I giochi montessoriani, sono stati ideati in relazione a questi concetti base su cui si fonda la metodologia Montessori.

Oggi, i giochi montessoriani, sono diventati una tendenza. Sono la moda del momento, perché in essi molti bambini, mettono alla prova se stessi. Dunque, sicuramente l’influenza che l’autrice di questa corrente di pensiero ha avuto sull’opinione comune, tende ad influire sulla scelta dei giochi che un genitore può proporre ai propri figli, ma è anche vero, che la validità dei giochi montessoriani, è assolutamente superiore a quella degli altri giochi in generale.

Il bambino, viene posto al centro: è lui stesso ad ideare il gioco, è la sua creatività, la sua capacità di creare e ricreare che permette al bambino di essere protagonista assoluto del gioco e parte attiva dello stesso. Nei giochi, molto spesso, i bambini vengono guidati: il gioco prevede delle regole che andranno rispettate, ed è impostato in modo rigido, per cui i bambini imparano a seguire una metodologia precisa, ma non imparano a farne parte. I giochi montessoriani, si basano sull’inventiva.

Un esempio, sono le lettere: attaccando tutte le lettere dell’alfabeto su un cartoncino, il bambino potrà imparare a riconoscerle e a combinarle per comporre delle parole. E’ questo un metodo che stimola io più piccoli ad imparare a scrivere e a memorizzare le parole, creandone e conoscendone sempre di nuove.
Sulla stessa falsariga, ci sono le carte tematiche, dove i bambini devono abbinare le figure al loro nome: questo è un metodo volto alla lettura.

Gli animali possono essere riconosciuti con un cartellone con i disegni, o anche con una serie di animaletti di plastica che possono essere racchiusi in categorie, come “mammiferi”, “rettili” ecc.

Per i più piccoli, l’impilatore geometrico, è utile non solo ad afferrare i primi oggetti, ma anche a distinguere forme e colori diversi. Lo stesso vale per il cubo con le forme, che aiuta i piccoli a distinguerle e a memorizzarle.
I colori primari, vengono imparati con le perline da infilare in una sorta di collana. Per i più grandi, ci sono costruzioni e bambole.

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La riscoperta dei giochi in legno: ecco i benefici

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Al tempo dei videogiochi, dei computer, del gioco interattivo, delle sfide digitali, di Play-station e esplorazione di mondi fittizi, e viaggi nello spazio, i giochi di legno sanno di buono. I bambini figli di questo tempo, sono abituati a relazionarsi con giochi multimediali. I giochi impongono regole, spingono ad andare oltre l’elemento fisico, verso l’esplorazione di nuovi mondi. Questa proiezione futuristica è assolutamente la struttura di questo tempo, ma non esclude la possibilità di apprezzare i giochi antichi, quelli classici e senza tempo. Da qui, la riscoperta dei giochi in legno.

Il giochi in legno, apportano diversi benefici. Tutto parte dalla struttura e dalla sostanza: il legno è un materiale naturale, che viene lavorato in un certo modo per diventare maneggevole per i bambini; il legno è un materiale vivo a differenza degli altri materiali come la plastica o il metallo; inoltre ha un colore naturale, anche se trattato, quindi, dal punto di vista sensoriale, esalta diversi stimoli positivi. Il legno è anche caldo se viene maneggiato, per cui, i bambini amano giocarci.

I bambini amano giocare con giochi con cui possono creare un legame: i giochi in legno sono durevoli, per cui, possono durare per diverso tempo e con essi è possibile stabilire un legame affettivo profondo e intenso. Il primo gioco in legno per i bambini è il cavalluccio a dondolo, le costruzioni, trenini, piccoli soldatini e bambole, casette da costruire.

I bambini, necessitano del gioco, in qualsiasi fase della loro vita, poiché attraverso di esso, sperimentano, esplorano, inventano e misurano la loro creatività. I giochi in legno, sono giochi senza tempo; colori, forme, e modelli, affascinano i bambini, che vedono nei giochi in legno qualcosa in divenire.
Il girello in legno, è il primo oggetto/gioco da cui i bambini sono attratti: esso permette loro di esplorare il mondo, di sentirsi più indipendenti e curiosi.
Il cavallo a dondolo in legno, diventa per i bambini un compagno fedele, una ninna nanna, un momento per immaginare praterie e ampi spazi, dunque, pur essendo un gioco “statico”, permette di volare con la fantasia.

I giochi in legno dunque, hanno diversi vantaggi rispetto ai giochi digitalizzati.
1) Sono realizzati con materiali naturali che stimolano la sensorialità del bambino/a
2) Non contengono sostanze tossiche, perché anche le vernici, sono realizzate con sostanze biologiche.
3) Stimolano la fantasia
4) Sono beni durevoli e resistenti
5) Non sono pericolosi e non richiedono una costante supervisione
6) Possono essere utilizzati in modi diversi
Dunque, i giochi in legno, sono molto utili e nuovamente di moda.

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I broccoli, alcune ricette gustose a prove di bambino

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Le verdure, sono generalmente poco apprezzate: il sapore, la consistenza, il condimento, e spesso anche la preparazione delle stesse, le rende poco invitanti e di conseguenza poco amate, in particolare da bambini. Alcune mamme, creano con le verdure paesaggi, faccine e alberelli e animaletti, ma questa tattica molto spesso, si rivela fallimentare. Al di là della presentazione, è il gusto ciò che rende un piatto attraente. I broccoli, rientrano nella classifica delle verdure meno amate. Ecco dunque alcune ricette gustose a prove di bambino.

La pasta con i broccoli e formaggio è uno dei piatti più apprezzati dai bambini, se si è in grado di camuffare il sapore delle verdure. La crema d broccoli si prepara cuocendo le cime a vapore (anche nel Bimbi), per poi frullarle; nel composto ottenuto, si aggiunge un filo di olio extravergine e un pochino d’acqua di cottura, quanto basta per amalgamare la crema. Aggiungere formaggio spalmabile, e frullare ancora. Cuocere a parte la pasta, a cui andrà unita la gustosa crema.

La crema di broccoli, può essere preparata anche per altri condimenti, per farcire il pane, o come purea per condire un secondo piatto. Cuocendo a vapore le cime di broccoletti, e frullandole sempre con olio extravergine, e aggiungendo un formaggio delicato cremoso, o pezzetti di grana padano, o anche di provolone dolce; la crema ottenuta può essere usata come condimento per la carne o per il pesce se si preferisce, o anche per spalmarla sul pane tostato.

Un’altra ricetta utile per far gustare i broccoli è prepararli come farcitura per le polpette. La ricetta è semplicissima: basterà cuocere a vapore le cime dei broccoli e tagliarli poi a pezzetti molto piccoli; in seguito, versare in una ciotola un uovo, circa centocinquanta grammi di parmigiano, pan grattato, un filo d’olio del sale e naturalmente i broccoli. Formare le polpette amalgamando il tutto e friggerle.

La crema di broccoli, sempre unita a scaglie o cubetti di formaggio, può essere usata per farcire una piadina, o anche come crema per la pizza, che può essere preparata in casa. Solitamente, si può aggiungere una fettina di cotto, o anche qualche cubetto di formaggio fresco. Dunque, i broccoli, anche se poco graditi, combinati con altre verdure o preparati in un certo modo, diventano molto invitanti. Queste ricette sono molto gradite dai bambini, che in questo modo, imparano a mangiare le verdure senza difficoltà, imparando anche ad apprezzarne il valore nutrizionale.

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Perché non fare troppo spesso la doccia ad un bimbo?

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La troppa igiene, può diventare controproducente, in particolare per i bambini piccoli. Molte ricerche effettuate negli ultimi tempi, anno appurato che l’aumento delle forme allergiche che si manifestano con specifici sfoghi cutanei, sono direttamente proporzionali all’aumento dell’igiene. Il sistema immunitario riconosce i microbi ed i batteri come un pericolo, aumentando l’autodifesa anche in relazione ad agenti non particolarmente dannosi per l’organismo. Dunque, fare la doccia o il bagno troppo spesso, può essere controproducente.

Il realtà, lo sporco e i microbi con cui un bimbo può entrare in contatto, costituiscono una modalità per sviluppare anticorpi, che saranno utili in futuro a non contrarre diverse patologie. Lo sviluppo del sistema immunitario, parte dal periodo in cui i bambini iniziano a gattonare, a portare oggetti non sterilizzati alla bocca, esplorano lo spazio, entrando in contatto con i microbi che attiveranno per l’appunto il rafforzamento del sistema immunitario.

La pelle, inoltre, è composta da diversi strati di grassi: alcuni sono dannosi, e altri no. I saponi, gli oli e tutti i detergenti utilizzati per la doccia, non sono in grado di distinguere i grassi buoni da quelli cattivi, per cui li eliminano tutti indistintamente, lasciando la pelle scoperta, e maggiormente esposta. Quando l’epidermide è esposta, è più incline a lesioni e a dermatiti atopiche, che possono diventare radicate. Quando la pelle viene continuamente lavata, diventa secca, perché perde tutto il grasso “buono”, ovvero il film protettivo che la protegge.

Ci sono poche semplici regole da rispettare per conservare l’igiene. I bimbi non vanno lavati troppo spesso e soprattutto con saponi che non rispettino il ph della pelle. Tre volte a settimana, dopo aver compiuto un anno di vita, sono più che sufficienti per la doccia o il bagnetto. I saponi devono essere delicati, e non vanno strofinati in modo eccessivo sulla pelle, perché potrebbero indebolirla; in particolare le zone nascoste sono le più delicate, come le orecchie, i piedini, le giunture, dove lo sporco può annidarsi con facilità.

Dopo la doccia o il bagnetto, è consigliabile sciacquare l’epidermide con acqua tiepida, e una spugnetta morbida specifica per la doccia. La pelle dei bimbi dopo la doccia, va asciugata delicatamente, senza strofinare, onde evitare arrossamenti.

I bambini dunque, devono fare la doccia per eliminare lo sporco, ma devono entrare anche in contatto con quest’ultimo, giocando dentro e fuori casa. Uno studio condotto su un campione di bambini, ha appurato che i bimbi che giocano all’aria aperta, nei prati, nella terra, a contatto con la natura, sono meno esposti a diverse allergie e patologie cutanee, rispetto a chi vive in città.

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Perché i succhi di frutta sono sconsigliati

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I succhi di frutta, sono sconsigliati per i bambini, in particolare per quelli di età inferiore ai tre anni. L’accademia americana dei pediatri, in un rapporto pubblicato su una rivista pediatrica, ha affermato che nel primo anno di vita, è consigliabile dare al bambino solo ed esclusivamente frutta fresca. Per i bambini dai tre anni in su, un bicchiere di succo di frutta al giorno, in particolare nei periodi caldi è consigliato, ma è importante sapere che esistono differenze sostanziali tra i succhi di frutta preconfezionati e quelli naturali.

I pediatri di tutto il mondo, sulla falsariga delle ricerche effettuate dall’accademia americana, sconsigliano i succhi di frutta preconfezionati, caldeggiando di contro l’utilizzo di quelli naturali, preparati in casa.

I succhi di frutta, sono ricchi di zuccheri aggiunti, per cui, un utilizzo costante degli stessi, comporterebbe diverse problematiche: in primis, l’apporto di vitamine è inferiore rispetto a quelle apportate dalla frutta fresca, gli zuccheri in eccesso favoriscono un notevole aumento di peso, ed inoltre causano carie ai denti.

I succhi di frutta inoltre, sono privi di fibre, per cui non favoriscono i processi metabolici naturali, al contrario favoriscono un costante aumento di peso. I bambini dovrebbero bere succo una volta al giorno, in quantità minime; sono infatti sconsigliati i succhi di frutta che possono essere aperti e consumati in modo dilazionato: l’assimilazione costante ed dei succhi di frutta, risulta essere controproducente per la salute dei bambini in tenera età.

L’Accademia dunque, promuove il consumo della frutta fresca intera, o dei succhi di frutta naturali senza aggiunta di zuccheri. I bambini vanno educati ad un’alimentazione corretta, per cui, è necessario che imparino a comprendere (sin da piccoli) la differenza degli alimenti sani e benefici e di quelli dannosi per l’organismo.

Nutrizionisti e biologi, spiegano che i succhi di frutta, non sono assolutamente dannosi se assunti in quantità moderate e se scelti con cura e attenzione. Anche tra i preconfezionati, esistono succhi che sono ricavati dalla polpa, mentre ci sono dei frutti che sono ricavati dal nettare. I primi, naturalmente, sono più sani e benefici per l’organismo.

I mix tropicali, l’ananas, mela e pera, sono tendenzialmente più naturali, anche se vengono aggiunti zuccheri e coloranti; i succhi di frutta ad albicocca, mirtilli, pesca, sono ricchi di edulcoranti, per cui il loro utilizzo è sconsigliato anche in età adulta, soprattutto se le quantità, sono particolarmente eccessive.

I succhi di frutta, non vanno mai associati ad altre bevande zuccherate, perché potrebbero risultare dannosi. Inoltre, vanno bevuti con parsimonia; i bambini non devono mai sostituire i succhi di frutta al latte o all’acqua.

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Perché far uscire i bambini anche con il freddo

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Il freddo, al contrario di quanto si possa pensare, favorisce lo sviluppo psico-fisico e la crescita. Moltissimi pediatri suggeriscono di far uscire i bambini anche con il freddo, perché esso tende a temprare il corpo apportando numerosi benefici per lo sviluppo e la crescita. Molti genitori, associano le basse temperature all’impossibilità di far uscire i propri figli di casa. In realtà è assolutamente vero l’esatto contrario.

Il freddo non fa ammalare: è questo l’assunto di base da cui partono diversi psico-pedagogisti e pediatri. Le basse temperature, non rappresentano la principale causa di malanni, stati influenzali e dolori articolari. Sono in realtà gli sbalzi di temperatura, che possono causare problemi all’organismo, che facendo difficoltà ad adattarsi continuamente alle diverse temperature, può indebolirsi. Il freddo, non fa ammalare, a differenza del passato.

Oggigiorno, gli adeguati riscaldamenti delle case, delle scuole, delle strutture sportive, e l’abbigliamento adeguato e completo, favorisce un più facile e maggiore adattamento del corpo al freddo; inoltre, c’è inoltre da aggiungere che le temperature sono nettamente in aumento anche durante i periodi freddi, a causa del riscaldamento globale che ha favorito un netto innalzamento delle temperature anche in inverno.

Gli stati influenzali, inoltre, si propagano attraverso i virus, alcuni dei quali si moltiplicano proprio grazie alle temperature fredde, ma moltissimi altri no; inoltre la proliferazione dei virus, avviene per la maggior parte per via aerea, per cui, in uno spazio chiuso, è più probabile che i virus si moltiplichino. E’ preferibile dunque far uscire i bambini anche con il freddo, in primis perché un ricambio dell’aria è molto importante, almeno per pochi minuti al giorno e in secondo luogo perché il freddo non è la causa principale di malanni e stati influenzali.

Il sole inoltre, è la principale fonte di vitamina D, per cui portare i bambini all’aperto, aiuta a farli crescere in modo sano ed equilibrato. Durante i periodi freddi, l’esposizione al sole, è minima, in quanto le ore di luce sono inferiori rispetto alle ore di buio; è dunque consigliato di far uscire i bambini di mattina, o nel primissimo pomeriggio, quando l’aria è frizzantina e il sole ancora leggermente caldo, anche se fa freddo. Ovviamente il freddo deve essere secco per non essere dannoso, poiché l’umidità, è la principale causa di dolori e stati influenzali.

I bambini che giocano all’aria aperta, trascorrono meno tempo davanti alla tv, al pc e ai videogiochi. Sono maggiormente stimolati dall’ambiente che li circonda, per cui, sono tendenzialmente più creativi. Inoltre, tendono ad essere più in forma, perché i giochi all’aperto favoriscono il movimento, oltre che il divertimento. I parchi all’aperto, sono lo spazio ideale per giocare in gruppo, socializzare e stare a contato con la natura, per crescere in modo sano.

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Impetigine. Come si manifesta e quali sono i rimedi

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L’impetigine è un’infezione altamente contagiosa e se colpisce i bambini in età scolare, questi devono evitare di recarsi a scuola per non scatenare un’epidemia.

Capita spesso che i bambini siano colpiti da manifestazioni cutanee e l’impetigine è una fra queste.

Impetigine, ma come riconoscerla?

Si tratta di un’infezione provocata da germi piogeni che sono gli streptococchi e gli stafilococchi; in alcuni casi sono entrambi interessati all’infezione. E’ la cute ad esser colpita e se il bambino viene messo a contatto di altri bambini il contagio è assicurato.

Solitamente i bambini ne sono affetti durante il periodo estivo e quando con l’inizio della scuola, le mamme si accorgono di queste manifestazioni cutanee, spesso, è troppo tardi perché li hanno portati a scuola e così anche altri bambini sono stati contagiati.

Solitamente ne sono colpiti i bambini al di sotto dei 10 anni e le manifestazioni cutanee si presentano con bolle di colore giallastro, accompagnate da arrossamenti e infiammazioni localizzate in  varie parti del corpo come il viso, il collo e le mani. In molti bambini si manifesta in maniera più aggressiva di altri.

L’impetigine si chiama bollosa, proprio perché si può presentare con la presenza di bolle. Queste sono circondate da un alone rosso che spesso tende a scoppiare lasciando delle crosticine che è meglio non grattare per evitare di lasciare i segni sulla pelle.

Toccando le bolle, il materiale infettante tende a distribuirsi anche in altre zone del corpo, , aumentando l’estensione dell’infezione. Meglio intervenire con il trattamento per consentire alle macchie di sparire, ma a volte possono le recidive.

Si possono distinguere vari generi di impetigine: impetigine bollosa e impetigine crostosa. C’è anche la prima ex novo su cute sana, oppure la sovrainfezione  di una lesione preesistente o impetiginizzazione.

L’Impetigine da cosa è scatenata?

Sono due i batteri scatenanti:

lo Staphylococcus aureus e lo Streptococcus pyogenes.

Possono essere anche altri i fattori di rischio:

  • dermatite
  • eczemi
  • contagio da persone infette
  • lesioni della pelle
  • alterazione della flora cutanea
  • macerazione della cute causata da umidità

Come riconoscere l’impetigine e quali sono i sintomi?

Generalmente si può presentare con febbre e prurito, bolle sulla pelle con pus, eritemi e ingrossamento dei linfonodi, pustole e vescicole.

Prevenzione e rimedi

Quando subentra questa infezione, bisogna usare la massima igiene e detergere quotidianamente la pelle. Dal momento che solitamente l’impetigine si presenta con l’arrivo dell’estate, si deve stare attenti quando si va al mare.

Bisogna togliere i residui di sabbia e anche i salsedine. Nel caso di punture d’insetti, che possono causare prurito e quindi portare il bambino a grattarsi, è meglio lavare spesso le mani.

L’esposizione al sole è sconsigliata, poiché la pelle già di per se infiammata, andrebbe ad irritarsi e essere particolarmente sensibile.

Con un antibatterico e acqua, si deve pulire spesso la pelle, tamponando la zona più volte al giorno. Evitare di strofinare la zona per evitare di complicare la situazione.

Ecco quali rimedi adottare per evitare il contagio con altre zone del corpo:

  • Utilizzare un sapone antibatterico per lavarsi le mani;
  • Utilizzare asciugamani puliti e morbidi e non condividerli con altre persone;
  • Lavare la biancheria intima con acqua calda;
  • Utilizzare prodotti antibatterici per lavare le superfici della casa;
  • Usare la massima igiene, tagliare le unghie e cambiare spesso gli indumenti, le lenzuola e le federe;
  • Usare igienizzanti antibatterici anche per l’igiene della casa;
  • Con l’impetigine non portare i bambini a scuola e nelle ludoteche.

    Rimedi naturali contro l’impetigine

    L’impetigine si può presentare in forma lieve e in questo caso, basta seguire le norme di igiene, ma se l’infezione continua a diffondersi e il bambino mostra insofferenza, è meglio chiedere il parere medico.

Rimedi naturali per sconfiggere batteri e virus.

Ci sono dei rimedi che risultano efficaci e agiscono come potenti antivirali e battericidi. Sono facilmente reperibili e a nostra portata di mano. L’aglio ad esempio, oppure l’aceto bianco diluito in acqua, l’aloe vera che rinfresca anche la pelle e poi anche lo zinco, i semi di pompelmo, il tea tree oil.

Inoltre, ricordate di includere nella vostra dieta e in quella dei vostri bambini verdure fresche e succhi di agrumi e comunque verdure e frutta con elevati livelli di antiossidanti.

Complicazioni dell’impetigine

Può capitare che l’impetigine non venga immediatamente riconosciuta e di conseguenza non viene trattata nel modo più giusto. Può capitare, perciò che si trasformi in forme più gravi e dare luogo a complicanze.

Il bambino può accusare nausea, complicazioni renali, gonfiore alle gambe e al viso e mal di testa, febbre alta, ectima, una forma di impetigine in cui si presentano delle ulcerazione.
Il medico consiglierà un ricovero ospedaliero.

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Obesità: è colpa dei genitori e di una cattiva educazione alimentare?

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L’obesità infantile, è una patologia molto comune, causata da abitudini scorrette e da una cattiva educazione alimentare. Per correggere suddetti disordini, ed eliminare la possibilità che la patologia diventi cronica, è necessario l’intervento dei genitori, che per primi devono seguire i propri, educandoli ad una corretta e sana alimentazione. L’obesità è attualmente una delle patologie più diffuse in Italia, in particolare al centro e al sud, dove, secondo dei test e delle indagini effettuate su percentuali alte di bambini, l’alimentazione è completamente scorretta ed inoltre è scarsamente abbinata all’attività fisica.

I bambini che soffrono di obesità, sono generalmente pigri: la loro attività fisica è ridotta a movimenti minimi ed espressamente necessari; trascorrono la maggior parte del tempo seduti, prediligendo i programmi in tv il computer e i nuovi giochi scaricati sul loro smartphone di nuova generazione, ad una qualsiasi attività fisica. La loro attività fisica è scarsissima, al punto tale da rasentare l’inattività. L’obesità infantile, è per la maggior parte causata dai genitori che educano i figli ad un’alimentazione scorretta e sregolata.

I bambini, compresi nella fascia d’età che va dai tre ai dieci anni, sono solitamente obesi sia a causa della sedentarietà, che a causa della cattiva educazione alimentare che hanno ricevuto: mangiano pochissima frutta, poche verdure e poca acqua. Di contro favoriscono bevande zuccherate e gassate, fritti, grassi, dolciumi di ogni genere, spesso saltano la colazione, o la stessa è inadeguata alle loro esigenze alimentari.

La società attuale, ha schematizzato il modello di famiglia, all’interno della quale entrambi i genitori lavorano (nella maggior parte dei casi), e tutti sono fortemente legati ai new media, che da un lato facilitano e concretizzano in modo pratico la vita, attraverso un click, adeguando i vari modelli familiari ad un nuovo standard comunicativo e comportamentale, ma dall’altro, questi vantaggi hanno apportato di contro una serie di problematiche, su entrambi i piani. I genitori, vedono i figli ingrassare, ma chiudono gli occhi e fingono di non essere consapevoli del problema.

Si privilegia la standardizzazione imposta dalla società di internet, Twitter, google, Facebook, e-mail e new media, in generale, piuttosto che spingere i figli a muoversi, a correre all’aria aperta, insieme ai loro compagni, a socializzare, creare inventare, ideare ogni giorno un nuovo gioco o un nuovo modo di stare insieme.
I genitori, dovrebbero educare i figli ad una corretta alimentazione limitando l’inattività e favorendo lo sport, o i giochi all’aria aperta; limitare il cibo pronto, i dolciumi e il cibo del fast-food e proporre invece un’alimentazione sana, basata su bevande naturali, molta acqua, frutta verdure e proteine.

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Come capire se il vostro bimbo ha le adenoidi

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Le adenoidi, si trovano nella regione retrofaringea, e sono un tessuto linfatico che protegge il cavo orale dalle infezioni, e dagli agenti batterici che possono causare infiammazioni. Non sono visibili, perché si collocato dietro la faringe, ma se si ingrossano, possono determinare diversi fastidi. Se la crescita delle adenoidi è irregolare, queste ultime tenderanno a gonfiarsi, e andranno ad occupare tutto lo spazio possibile, creando una parziale ostruzione delle vie respiratorie; dunque il flusso d’aria che passa dal naso e va ai polmoni, viene ostacolato dalla presenza di questa ipertrofia, cosi come i fori che mettono in relazione l’orecchio interno con la gola, dove si trovano le adenoidi.

Le adenoidi, compaiono solitamente nel periodo dell’età prescolare, ma se non vengono individuate per tempo, possono determinare dei danni a lungo termine, come la mala occlusione dentale, febbre, problemi legati all’apparato uditivo. Ci sono dei precisi campanelli d’allarme che consentono di individuare la presenza di adenoidi ingrossate. Questi segnali, sono costanti e spesso si presentano in concomitanza e sono dunque facilmente individuabili.

I sintomi delle adenoidi, sono diversi; i bambini che soffrono di questa problematica, respirano con la bocca aperta anche di notte e soffrono di improvvise apnee notturne, hanno spesso la febbre, e si possono inoltre riscontrare versamenti di liquido all’interno della cavità auricolare; soffrono inoltre di mala occlusione dentale e di malformazione del palato. Per tutte queste particolari condizioni, sono spesso assonnati di giorno, proprio perché di notte non riposano bene.

Una volta individuate i sintomi, si può procedere con delle soluzioni estremamente efficaci per migliorare la respirazione ed il sonno e per rafforzare le difese immunitarie. E’ consigliabile in primis, somministrare di lavaggi nasali con soluzione fisiologica, dormire con due cuscini, (leggermente più sollevati) cosi da favorire la respirazione; è inoltre consigliato installare degli umidificatori ambientali, bere molto e osservare i bambini per un determinato periodo di tempo durante il sonno.

Se queste terapie non dovessero risultare adeguate o sufficienti ad offrire miglioramento, bisognerà rivolgersi al proprio pediatra e valutare l’intervento chirurgico di rimozione delle adenoidi. Solitamente questa problematica compare prima dei sei anni, ed è infatti anche consigliabile provvedere con le adeguate cure, prima che le adenoidi si ispessiscano al punto tale da creare delle problematiche che potrebbero inficiare nella normale vita del bambino. Attualmente le adenoidi non rappresentano una patologia pericolosa, ma è sempre consigliabile effettuare le giuste osservazioni e prendere le giuste precauzioni.

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